You Saved me from the Nightmare.

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~Sari.
» Posted on 8/10/2010, 20:58




Bene, bene, bene, bene.
Alloooooora :) Qualche giorno fa non sapendo che fare mi sono messa a scrivere questa cosa. E' la prima FF tutta mia (oltre a take my hand con Marisa) che posto in un forum. Potrebbe non essere il massimo, però tanto vale provare :)
Spero vi piaccia ;)


CAPITOLO 1

I capelli raccolti di lato, che aveva tinto da poco di rosso, cadevano sul seno. Mentre l’acqua calda della doccia la bagnava. Si fissava i piedi, forse nella ricerca di una risposta. Le sarebbe bastata una risposta qualsiasi, una semplice. Anche un 4, se la sua domanda fosse stata un 2+2.
Ma lei, come tutti gli altri, sapeva che la sua domanda non era così semplice. Si chiedeva perché tutto quello fosse capitato a lei. Come se fosse stata una punizione da un dio superiore per via della sua vita vissuta troppo superficialmente. Poi pensandoci un altro po’ comprese che probabilmente la sua domanda era nella classifica delle ‘domande esistenziali’ quelle a cui nessuno sa dare una risposta. Tranne te.
Continuava a fissarsi i piedi cercando di non badare alle macchie violacee che stavano placide sul suo addome e al dolore al braccio che ancora bruciava. Cercava di concentrarsi sull’acqua che si era colorata di un rosso chiaro, quasi rosa.
Poi un getto di acqua bollente la fece tornare alla realtà. Si decise a lavarsi e ad asciugarsi in fretta con l’idea di tornare a dormire. Ma poi ci ripensò. L’idea di tornare in quel letto dove aveva consumato un’altra delle sue notti non le andava particolarmente a genio.
Si vestii silenziosamente per non svegliare quella bestia d’uomo che dormiva nel suo letto, e con i capelli ancora bagnati uscii di casa. Molto probabilmente quando sarebbe arrivata alla destinazione, ancora sconosciuta, sarebbero stati già asciutti. Quando salii in macchina il CD della sua band preferita risuonò e si ricordò quella stessa sera avrebbero fatto un concerto (che doveva essere già finito) nella loro città, nonché anche la sua, Montréal.
Aveva rinunciato ad andarci all’ultimo momento per non far arrabbiare di nuovo Alex, che comunque aveva trovato lo stesso un buon pretesto per alzarle le mani contro, e infine portarsela a letto come se niente fosse.
Girò con la macchina per circa un’ora prima di parcheggiare ed entrare nel primo bar che trovò.
Il locale, nonostante fossero le due passate era pieno di gente che era troppo impegnata a rovinarsi la vita con alcolici e fumo. Ma per una volta voleva rientrare in quella categoria del ‘bere per dimenticare’ magari sarebbe servito a qualcosa. Trovò per pura fortuna un posto libero al centro esatto del bancone del bar. I due baristi che stavano dietro al bancone giravano da una parte all’altra senza sentire la sua voce che li chiamava.
-ti serve una mano??- il tipo che stava di fianco a lei si voltò con un grande sorriso da chi sa che sei un difficoltà e non farebbe niente.
-magari- le rispose facendo un sospirò. Nella penombra del locale non era riuscita a vedere bene il ragazzo che le stava dando una mano, però la sua voce era stranamente famigliare.
-HEY JACK! Vieni un secondo!- urlò ad un certo punto.
Uno dei due baristi di avvicinò a lui. Era un uomo alto, calvo e con le braccia tutte tatuate.
-dimmi PB- il ragazzo che stava seduto si voltò verso di lei chiedendole
-che vuoi??-
-una vokda- annuii e lo disse al barista, che si chinò per prendere una bottiglia piena di liquido trasparente e versarlo in un piccolo bicchierino. Che porse alla ragazza. Lei lo ringraziò con un grande sorriso. Dopo qualche minuti di silenzio, che i due ragazzi impiegarono a sorseggiare il liquido che stava nei loro bicchieri lui, finalmente, disse qualcosa.
-sono Pierre- e le porse la grande mano
-io sono Nichole- lei gli strinse la mano. All’improvviso una vampata di calore le accese la guance, che si colorarono di un rosso accesso. Lui gli sorrise, probabilmente l’aveva notato.
Lei sapeva esattamente chi aveva davanti. Sapeva che quel ragazzo fino ad un’ora e mezzo fa era su un palco a scatenarsi, ed ora eri li a parlare con lei. Non disse niente. Riguardo alla sua stima verso di lui, e verso la sua fama. Voleva solo stare con qualcuno che, probabilmente, non avrebbe mai più rivisto e che fosse esterno alla sua vita.
-qual buon vento ti porta in questo squallidissimo bar a quest’ora??-
-mah se vuoi saperlo davvero te lo dirò, se no ti dirò che sono state parecchie cose storte a farmi uscire di casa. A lei??- scherzò con l’ultima frase
-festa fine tour nazionale. Veniamo sempre qui-
-wow. Deve essere stato un grande concerto. Sarei dovuta esserci…- fissò il liquido nel bicchiere
-e come mai non c’eri?-
-cause di forza maggiore…-
-ammettilo. Sei venuta qui nella speranza di vederci- la sfidò
-ovvio. Mi hai beccato. Ora come farò a farmi vedere in giro??-
-ahah. Non lo so-
-mi metterò un sacchetto in testa per la vergogna-
-no, le tue guanciotte rosse sono carine da vedere-
-io non credo-
-sembrano anche morbide-
-se fossi abbastanza famoso, te le farei anche sentire…-
-stai dubitando della mia band?!- disse in tono scherzoso, poi di colpo tornò serio
-senti ti va di andare a parlare in un altro posto?? Qui dentro c’è troppo casino- lei annuii semplicemente, e seguii il ragazzo dal braccio tatuato verso l’uscita sul retro, dove probabilmente aveva la macchina. Appena uscii dalla porta la fresca aria di primavera le pizzicò il naso. Fece un grande respiro e poi chiese a Pierre
-bene, dove vuoi andare??-
-conosco un posto tranquillo fuori città, se ti va possiamo andare li-
-ok dai- la fece salire in macchina dove all’interno c’era odore di acero. Per qualche strano motivo sperava che anche il ragazzo sapesse di acero.
Durante il tragitto nessuno dei due parlò. Non che le dispiacesse stare zitta. Ma il silenzio la opprimeva. Le faceva venire in mente ricordi che avrebbe voluto tanto spazzare via.
Nel locale i due presero un tavolo abbastanza appartato. Lontano dall’entrata e del bancone del bar vuoto. Lei si accontentò di un caffè macchiato, che subito dopo anche lui prese.
Ancora silenzio.
Pierre fissava Nichole il cui sguardo guizzava da una parte all’altra del bar in cerca di qualche particolare che le facesse ricordare quella notte. Solo quando arrivarono le due tazze di caffè Pierre cominciò a parlare
-senti, non vorrei essere indiscreto, ma credo di capire abbastanza bene le persone. E da come mi sembra… tu non stai bene, vero??- i grandi occhi verdi della ragazza si spostarono su quelli color nocciola di Pierre. Ero occhi pieni di tristezza, di frustrazione, stress. Perfino il colore sembrava più spendo da quella prospettiva.
-penso che ormai se ne siano accorti tutti nella stanza…-
-ti va di parlarne?? Lo so, magari preferiresti la tua migliore amica a me…
-no fa lo stesso. Ormai…- si fermò –ormai se ne è andata…-
-è per quello che sei giù??-
-no. magari fosse per quello. Beh per farla breve… il mio ragazzo non è l’uomo più aggraziato di questo mondo…- lui la fissò per un lungo minuto che parve non finisse più.
-stai scherzando??- chiese infine
-ti sembra una cosa su cui scherzare??-
-da quanto tempo va avanti questa cosa??- sembrava davvero preoccupato per lei, nonostante la conoscesse solamente da malapena un’ora.
-da circa un anno…-
-e non hai sporto denuncia?!- lei scosse la testa, imbarazzata
-Nichole…- disse lui –devi fare qualcosa. Non può continuare a farti del male…
-come se non lo sapessi…-
-allora prendi il comando della tua vita! Esci da quella casa, denuncialo, lascialo… torna a vivere…-
-fosse così semplice forse l’avrei già fatto!- lei alzò la voce, forse un po’ troppo perché le altre persone che stavano nel locale si erano tutte sporte per guardarla.
-hey calma. Non c’è bisogno di scaldarsi…-
-lo so. È che sono stanza di tutto. Della mia vita. Vorrei riprendere il controllo, ma lui è così oppressivo. Mi spia mentre vado al lavoro per paura che vada da qualche altra parte, e se magari lo faccio perché devo fare delle commissioni quanto torno a casa ….- si fermò prima di finire la frase.
-ti voglio aiutare- disse lui deciso
-e come??-
-voglio che tu mi chiami appena quel …- probabilmente voleva dire lurido bastardo – ti picchia ancora- lei lo fissò per un po’. indecisa se piangere per aver trovato qualcuno disposto a difenderla o a mandarlo a quel paese. Ma alla fine non fece nessuna delle due cose. Si limitò a sorridergli e a dire un ‘grazie’ così fievole da farle credere che l’avesse sentito solo se stessa.
Quando finalmente la ragazza riuscii a tirare fuori quello che non riusciva a dire a nessuno, l’atmosfera si rilassò. Lei cominciò a dare più confidenza a Pierre, raccontandogli quello che faceva prima di incappare in Alex. E lui, per ricambiare, fece lo stesso. Scherzarono, tornarono seri, dissero cose che non avrebbero mai pensato di sentire dall’altro, come due vecchi amici che non si erano visti per tanto e tanto tempo.
Alla fine, verso le 5 di mattina lui la riportò al bar da cui erano venuti per farla ritornare a casa in macchina. Si scambiarono i numeri di cellulari, e dopo un lungo abbraccio lei tornò sulla via di casa. Ma aveva paura. Aveva paura di tornare a casa e di tornare nell’incubo. Dopo una notte come quella, così bella, sarebbe stato difficile per lei tornare alla realtà. Alla crudele e triste realtà.
 
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MarishSuperKattiva
» Posted on 8/10/2010, 23:37




socia ma è bellissima o: continua continua u.u
io devo trovare il coraggio di riuscire a continuare la nostra xD
 
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~Sari.
» Posted on 9/10/2010, 15:53




Yayayayayaya :D
La continuo appena ho un po' di tempo :D
 
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i'd do anything
» Posted on 16/10/2010, 10:47




stupenda davvero, mi hai fatto emozionare. continua presto.
 
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~Sari.
» Posted on 16/10/2010, 13:26




Graaaazie :D
Secondo capitolo :)

CAPITOLO 2

Mentre tornava a casa pensava ad una scusa credibile da dire ad Alex se l’avesse trovato sveglio. Una scusa abbastanza forse da evitare anche il dolore della mattina. Se invece l’avesse trovato ancora assorto nei suoi sogni si sarebbe solo infilata il pigiama fingendo di essersi svegliata presto per preparargli la colazione.
Parcheggiò la macchina nella parte sinistra della casa e cercando di fare meno rumore possibile entrò in casa.
La fortuna girava dalla sua parte. Stava ancora dormendo.
Si chiuse in bagno, dove si struccò e si mise il pigiama. I capelli spettinati dicevano ‘guarda mi sono appena svegliata’ e li lasciò così.
Si affrettò a preparare qualcosa per colazione. Con la costante paura che la scoprisse.
Avrebbe voluto tanto scappare da quella casa. Ma lui, con tutti i suoi giri di amici, avrebbe trovato di sicuro il modo per rintracciarla. E sarebbe stato ancora peggio.
Si distese sul divano. Il respiro calmo la fece addormentare pochi minuti dopo. Nel sonno sognò di nuovo la notte appena trascorsa con Pierre, di quando le aveva dato la sua felpa per proteggersi dal freddo e il suo profumo si era avvinghiato a lei come una catena, nel quale si sentiva sicura. Di come continuava a sorriderle in un modo così dolce da farla sciogliere. Di come era stato gentile con lei, per qualsiasi cosa. Anche solo per averle aperto la portiera per il viaggio di ritorno. Ma lei, meglio di chiunque altro, sapeva che non poteva permettersi di innamorarsi di lui. Non avrebbe mai trovato il coraggio di lasciare Alex, e in un secondo momento sporgere denuncia, o magari le due cose invertite.
Quando si svegliò nella stanza solo un piccolo bagliore, che proveniva da un lampione fuori in strada, faceva luce all’interno del salotto.
La casa era vuota. Nessuna traccia di Alex. Forse per quella volta l’aveva scampata. Almeno fino a quando non sarebbe tornato. Se l’avesse fatto.
Si alzò a fatica dal divano e cercò il suo black berry. Niente.
Niente messaggi. Niente chiamate. Tutto come al solito. Nemmeno Alex si scomodava a mandarle un messaggio ogni tanto. Restò al buio ancora per qualche minuto e poi si decise a preparare da cena. Ma quando appoggiò il telefono sul divano lo schermo si illuminò. Le si disegnò un sorriso sul volto quando lesse il nome sul display.
“Giornata piena. I ragazzi non mi hanno fatto restare un attimo fermo. Alla faccia della vacanza, eh?? Invece tu che hai fatto oggi? Ci sono novità?”
Restò in piedi nel salotto per 10 minuti prima di trovare le parole giuste. Non le veniva in mente niente.
“Beh sei una persona famosa o no?? L’hai scelta tu questa vita :D Beh se vuoi davvero saperlo ho dormito tutto il giorno. Mi sono svegliata proprio in questo momento. Domani si riprende con il lavoro. La MIA vacanza è finita”
Non aveva mai avuto difficoltà a premere il tasto invio. Ma quella volta la paura di aver scritto qualcosa di sbagliato le fece leggere il messaggio una decina di volte prima di inviarlo.
Almeno le aveva rallegrato un po’ la giornata.
Dopodiché accese tutte le luci della casa, lo stereo con il cd dei Simple Plan a tutto volume e cominciò a cucinare, scordandosi per chi lo stava facendo.
Ma la sua felicità svanì quando dalla finestra della cucina vide la macchina grigia parcheggiare nel vialetto. Stoppò la musica, cancello gli ultimi messaggi ricevuti e quelli inviati, nel caso le guardasse il telefono, e portò in tavola la cena. Quelli furono i 5 minuti più lunghi della sua vita. Da quando aveva visto Alex scendere dall’auto fino a quando la porta di casa si aprì con un rumore di chiavi.
-sono a casa- una frase priva di emozioni, come se fosse obbligato a tornarci tutti i giorni.
-ciao- rispose lei –ho già preparato da cena-
-stasera non mangio- disse lui brusco.
-beh potresti almeno assaggiarlo- la sua voce da alta che era, divenne sempre più bassa quando lui si girò di scatto per guardarla male.
-scusa- sussurrò.
Quella sera lei cenò da sola in cucina. La porta era chiusa, e nonostante questo sentiva il rumore della televisione e le risate di Alex per uno stupido programma.
Quando finì di mangiare uscì dalla cucina e si diresse verso il bagno.
-Hey!- urlò Alex
-che c’è?- lui si alzò dal divano e la abbracciò. Puzzava d’alcool. Lanciò un’occhiata sul tavolino in mezzo al salotto e vide le infinite bottiglie di birra. La sua mano scivolò fin sotto alla maglia, premendo contro la schiena. Le fece venire i brividi tanto era fredda.
I suoi baci erano taglienti come vetro che era appena stato rotto. Dolorosi, freddi. Gli appoggiò le mani sul petto per allontanarlo, ma le sue braccia erano troppo forti per lei.
Non le andava di passare un’altra notte come tutte le altre. Intrappolata in un abbraccio troppo forte che ormai non sopportava più. Più si dimenava più la forza di Alex nel trattenerla a sé aumentava.
L’aspettava. Aspettavo il colpo che stava per sferrare. Forse in pieno viso. Oppure sullo stomaco. Ormai non aveva più importanza. Al dolore si era abituata. Era per quello che veniva dopo che aveva paura.
Poi arrivò. Fu un colpo secco sulla sua guancia, bruciava. Bruciava più delle lacrime che stavano per scendere. La sua guancia si colorò all’istante di rosso. Le dita di Alex che la stavano tenendo per il braccio si strinsero sempre di più, fino a quasi non sentire più dolore, poi mollò la presa. Prese fiato e cominciò ad urlare
-sei una puttana! Non sai fare altro che piangere! Non sai accontentare il tuo uomo! Vai al diavolo, stronza!- si avviò verso l’uscita di casa prendendo la giaccia, il telefono e le chiavi della macchina è uscii di casa sbattendo la porta. Sobbalzò per quel rumore che si era amplificato.
Senza nemmeno rendersene conto prese il telefono dal tavolino del divano e si chiuse in bagno, con la schiena appoggiata al termosifone, aspettava. Aspettava che il dolore passasse. Ma non sarebbe mai passato, almeno non lasciandoci la mano fredda da farle venire i brividi. Non riusciva nemmeno a piangere. Stava li per terra fissando il vuoto davanti a se. Facendo attenzione ad ogni rumore che proveniva da dentro e fuori casa. Come una porta che sbatteva, la televisione ancora accesa. E il telefono che squillava.
Poi si ricordò del suo telefono. E ringraziò di averlo portato in bagno con lei. Le tremavano le mani e non riusciva a digitare il numero che ormai aveva imparato a memoria a forza di leggerlo. Sbagliò a digitare 5 volte prima di beccare i tasti giusti.
Si portò il telefono all’orecchio, il ‘tu tu tu tu’ era così fastidioso. Sperava di sentire la sua voce dall’altra parte della cornetta.
-pronto?-
-Pierre sono io…- non si riuscii a trattenere. Le lacrime cominciarono a scendere incontrollate, come un fiume in piena. Sarebbe voluta essere con lui in quel momento, magari sentire il calore della sua pelle invece che quel freddo gelido che le stava scorrendo nelle vene. Voleva solo un po’ di amore.
 
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giorgia20
» Posted on 17/10/2010, 17:01




mah mah sei bravissima ti prego continua a scrivere!!xke non mi puoi lasciare cosi.. :girogiroqb4.gif: :MsgPlus_Img0697.png: :8yckgl.gif: ti prego continua
 
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~Sari.
» Posted on 17/10/2010, 21:28




Ahah m grazie :D
Continuerò appena ho un po' di tempo promesso :)
 
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i'd do anything
» Posted on 18/10/2010, 11:41




Bravissima davvero i miei più vivi complimenti, scrivi molto bene, sei dettagliata e scorrevole, continua presto.
 
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~Sari.
» Posted on 18/10/2010, 13:24




Mi lusinga ricevere i complimenti da te, davvero.
Grazie mille :)
 
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i'd do anything
» Posted on 18/10/2010, 13:37




Addirittura??? ma dai ahahahah
 
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~Sari.
» Posted on 18/10/2010, 14:20




Ma si, guarda che non sto scherzando!
Molto tempo prima di iscrivermi al forum, l'avevo salvato fra i preferiti perchè mi piaceva leggere le tue ff, tipo Il Pass me la sono letta tutta d'un fiato. Era troppo bella *W*
 
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i'd do anything
» Posted on 7/11/2010, 17:18




eheh davvero grazie..devo andare avanti ma non riesco mai.
 
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~Sari.
» Posted on 7/11/2010, 23:04




Ma d nulla, è solo quello che penso :) Intanto metto il terzo capitolo ^^

CAPITOLO 3

-Nichole!- Pierre continuava a chiamarla dall’altra parte della cornetta, ma il suo pianto era troppo forte per farla sentire.
-Nichole, calmati. Nichole!- ad un certo punto le lacrime cessarono e Nichole si mise in ascolto. Aspettando di sentire di nuovo la voce di Pierre.
-stai bene?? Ti sei calmata ora??- sentiva la sua voce assonnata, forse l’aveva svegliato.
-si … credo-
-come credi?! Nichole, insomma…
-ora sto bene Pierre!- quale istante di silenzio calò tra i due.
-devi andare via da quella casa…- concluse infine
-dove vuoi che vada?? I miei amici si sono volatilizzati, i miei genitori non sanno nemmeno se sono ancora viva. Non avrei nessuno…-
-ci sono ancora io…- rimase un attimo in silenzio senza sapere cosa dire, così a lungo da farle perdere il turno della parola.
-senti comincia a prendere tutte le tue cose, io arrivo tra 10 minuti…-
-Pierre! Aspetta…
-devi dirmi dove abiti-
-si ma… vabbeh ne parliamo dopo- si rassegnò all’idea. In poche ore aveva capito molte cose di lui. Se aveva in mente qualcosa la portava fino in fondo. La sua determinazione era davvero un grande pregio, secondo i punti di vista di Nichole.
Ma lei non approvava la sua soluzione. Sarebbe solo stato un peso per lui e per il suo lavoro. E se poi Alex l’avrebbe trovata sarebbe solo stati dei grossi guai.
Decise di fare quello che le aveva detto Pierre, voleva andarsene. Anche se non così.
Andò nella sua camera fredda e tirò fuori quella valigia polverosa che ormai non vedeva da troppo tempo. Quella valigia che l’aveva portata lontana dalla normalità. Piegava con cura i vestiti, lentamente. Forse dentro di se sperava che Pierre avesse cambiato idea e gli avrebbe trovato un altro posto dove andare. Ma sapeva che non sarebbe mai andata così.
Il silenzio della camera la schiacciava. Le capitava spesso di stare immersa nel silenzio più completo, ma molte volte non se ne accorgeva per via dei suoi singhiozzi. Il campanello la fece sobbalzare, lasciò la camicetta che teneva in mano scivolare per terra e si avviò verso la porta.
Quando aprii la porta e gli occhi di Pierre si puntarono su di lei si fece piccola piccola.
Senza dire una parola Pierre entrò in casa, forse cercando la camera da letto. Ma poi ricordandosi che non era mai entrato in quella casa si bloccò in mezzo all’ingresso, aspettando che Nichole lo guidasse. I due si guardarono negli occhi per così poco da far credere che quello sguardo non ci fosse nemmeno stato.
Quando furono nella sua stanza lui le diede una mano a preparare la valigia. Non l’aveva mai visto così serio, in tutti quegli anni in cui seguiva la sua band. Quando anche l’ultimo paio di calze fu messo in valigia lei gli chiese se avrebbe dovuto portare dell’altro, oltre alle cose essenziali.
-tutte le cose tue. Deve essere come se tu non fosse mai stata in casa- era impossibile. Quella casa era sua. Avrebbe dovuto semplicemente prendere tutto e portarle a casa di Pierre. Ma sarebbe stato impossibile. Alla fine si decise, a malincuore, a prendere solo poche cose. Come i cd, lo stereo, il computer, l’iPod e quella chitarra che aveva rinchiuso dentro l’armadio.
Più raccoglieva cose, più le salivano le lacrime. Stava lasciando la casa che aveva comprato lei con i suoi soldi, quella che aveva arredato con cura, con ogni cosa che aveva preso nei suoi viaggi. E lui se n’è accorse..
-hey non ti preoccupare. Ci tornerai presto- la sua voce era diventata così dolce. La fece rassicurare all’istante. Ma la nostalgia rimase comunque. Si limito ad annuire. Sapeva che se avrebbe detto qualcosa sarebbe scoppiata a piangere, e non se lo poteva permettere. Non davanti a lui.
Prima di uscire di casa ci diede un ultimo sguardo. Non era pronta a lasciarla. Ma Pierre non l’avrebbe mollata li.
-sei pronta??- le chiese ad un certo punto, lei non rispose. Lo guardò negli occhi cercando di fargli capire che lei in realtà non se n’è voleva andare di li, ma allo stesso tempo volevo scappare da tutto, e da tutti. Con la mano libera Pierre le prese il polso, un mezzo sorriso gli si disegnò sul volto.
-è ora di andare- quella frase sembrava così tragica alle sue orecchie. Effettivamente lo era. Pochi giorni, massimo settimane e tutto sarebbe finito. Lei sarebbe tornata a casa sua, e magari non avrebbe mai più rivisto Pierre, se non in televisione. Forse meglio così.
Durante il tragitto in macchina nessuno dei due parlò. Se l’avessero fatto avrebbero sicuramente parlato di quello che era successo prima, e a lei non andava per niente. Voleva dimenticare al più presto, come faceva tutte le volte.
La casa di Pierre non era come se l’aspettava. Non una di quelle con ogni lusso e comodità, almeno da fuori. Parcheggiò la grande macchina nel vialetto accanto alla struttura e scesero entrambi dirigendosi verdi il bagagliaio. Ma Pierre fu più svelto a prendere la valigia.
-prendi la borsa, tu- disse senza emozione. Nichole fece un sospiro. Non doveva essere li.
Anche dentro la casa era normalissima. Si aspettava mobili costosissimi, televisioni al plasma, chitarre ovunque. Ma niente di tutto questo. Si aveva dei mobili moderni, che dovevano essere costati un po’, ma non sicuramente un esagerazione, come pensava lei. L’odore che c’era in quella casa era lo stesso che aveva Pierre. Cercava di fuggire, di soffiarlo via. Ma era inutile si era già avvinghiato a lei.
Pierre le guidò fino ad una stanza buia, attraverso un corridoio. Passò davanti a diverse stanze, una di quelle con la porta socchiusa faceva intravedere un letto disfatto, le lenzuola bianche tutte stropicciate. Al centro della stanza dove l’aveva portata regnava un letto matrimoniale coperto da una coperta verde scuro. Era la stanza degli ospiti. Sulla sinistra del letto c’era un grosso armadio, mentre sulla destra una finestra dava su un immenso giardino, dietro alla casa.
-questa è la tua stanza, fuori dalla porta sulla sinistra c’è il bagno e… beh il resto della casa credo che lo vedrai da te- Nichole si accorse subito che Pierre stava per crollare, quindi si sbrigò a rispondergli e a dirgli di andare a dormire.
Quando la porta si chiuse, lei cominciò a disfare la valigia. Un mucchio di vestiti si era formato sul letto, che poi spostò nell’armadio insieme alla chitarra. Tutto questo lo fece nel silenzio più assoluto. Era stanca, ma proprio non riusciva a prendere sonno. Nemmeno quando appoggiò la testa su quel soffice cuscino dallo stesso profumo di Pierre. Passò così la notte. Immobile nel silenzio, ascoltava il suo respiro. Viaggiava con la mente, immaginava di essere in un altro stato, in un’altra città. Avere atri amici, un altro ragazzo. Sarebbe stato bello, ma pressoché impossibile… quindi si lasciò andare, quasi inconsciamente, ad un dormi-veglia prima che la tristezza avesse il sopravvento.
 
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i'd do anything
» Posted on 12/11/2010, 11:48




stupenda come sempre. Davvero mi fai emozionare mi trasmetti le emozioni di questa ragazza e di quel pazzo cantante con il cuore tenero.
Continua presto.
 
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~Sari.
» Posted on 12/11/2010, 14:27




Troppo gentile *W*
 
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15 replies since 8/10/2010, 20:58   214 views
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