I Love You 'Till The End., [Ok il titolo fa pena, ve lo concedo.]

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AreYouNuts?
» Posted on 30/11/2008, 19:18




Scusate è lunghissimo ç__ç

Capitolo 4




Non era esattamente così che avevo immaginato il primo giorno della mia nuova vita, ma se si guardava da una prospettiva diversa, in fondo poteva anche andare bene.
Cosa c’era di più avventuroso del mangiarsi un panino seduta su una scomoda panchina di legno nel Parc Jeanne-Mance?
Una coppia di signori anziani mi sorrisero, camminavano a braccetto e la signora si stringeva nella pelliccia grigia, sorreggendosi al marito.
Quante volte avevo immaginato di diventare così? Invecchiare accanto all’amore della mia vita, fino alla fine dei miei giorni.
Tanto tempo era passato da quei pensieri, da quei sogni forse troppo infantili…perché nella vita si impara presto che cose come l’amore sono difficili da trovare, quasi impossibili da far durare.
Neanche sapevo cos’era l’amore. Ma ero davvero così smaniosa di conoscerlo adesso? Ne valeva la pena? Soffrire per un’altra persona? Mettere in gioco tutto quello che hai, il tuo cuore, i tuoi sentimenti per poi vederli calpestati e ridotti a brandelli?
No, non era il mio caso.
Avevo smesso presto di credere al principe azzurro. Forse quando mi ero resa conto che mai a nessuno sarebbe importato così tanto di me da farmi sentire speciale.
Semplicemente non era una cosa destinata per me.
Per Jill era diverso, lei aveva trovato Todd. Ma di storie come la loro ne esiste una su un milione. Ed io non mi ritenevo così fortunata.
Scrollai le spalle come per far allontanare il più possibile quel pensiero da me. In fondo non ero mica venuta in Canada per trovare l’amore, era l’ultimo dei miei pensieri.
Finii il mio panino e decisi di rimanere seduta lì, a riflettere.
La gente non lo faceva mai abbastanza, nessuno aveva più tempo per se stessi, o forse se ne dedicavano troppo ma per le cose sbagliate.
Tirai fuori la mia macchina fotografica e la puntai in un punto imprecisato di fronte a me. C’erano dei bambini che si rincorrevano e mi sarebbe piaciuto fermare esattamente quei movimenti sulla pellicola.
Quelle risate, quella spensieratezza, quella ingenuità…mi sarebbe piaciuto tenerle sempre con me, così da ricordarmi in qualsiasi momento quali fossero le cose importanti.
Presi la foto di me e Jill che tenevo ancora in tasca e mi lasciai sprofondare nei nostri ricordi. In quelli belli, quelli quando papà tornava dal lavoro e si metteva a sedere sul pavimento del salotto e io e lei gli correvamo incontro e lui tirava fuori ogni sera un regalo diverso.
Accarezzai i capelli della me stessa della fotografia. Ricordavo esattamente il profumo di shampoo alla camomilla che si diffondeva per tutta la stanza quando mamma ci faceva la doccia.
Ogni volta che ripensavo a noi a quell’età, il primo odore che mi colpiva la mente era sempre quello della camomilla.
Le cose non erano rimaste in quel modo per tanto.
A volte mi sarebbe piaciuto chiudere gli occhi per trovarmi ancora a 10 anni circondata dalle bambole e rendermi conto che tutto il mio futuro era ancora da scrivere, che potevo ancora essere qualsiasi cosa avessi voluto. Sì, sarebbe stato davvero bello.

Rimisi in tasca la foto e stavolta decisi di alzarmi. Non volevo far preoccupare troppo Tom, probabilmente si stava facendo delle domande sulla mia sanità mentale dato il mio comportamento delle ultime ore, e non mi andava che si preoccupasse troppo per me.
Passai accanto ai bambini e mi soffermai un istante a guardarli un’ultima volta. C’era una bimba biondissima che si dondolava sull’altalena e il cappellino rosso le metteva in risalto i boccoli dorati, era uno spettacolo solo a guardarsi.
Le sorrisi e lei rivolse i suoi splendidi occhi nocciola su di me, agitando una manina dopo un secondo.
Se mai avessi avuto una figlia, avrei voluto che fosse esattamente così felice. Con quella stessa identica espressione spensierata.
Voltai la testa e ripresi a camminare.
Non sapevo esattamente come fossi arrivata in quel parco, quindi ritrovare la strada di casa ora si presentava come un problema.
Non avevo fatto molto caso a dove stavo andando prima, e mi ero trovata nel Parc Jeanne-Mance quasi per caso. Forse avrei dovuto chiedere indicazioni a qualcuno.

In ogni caso uscii dal parco e continuai a camminare senza un motivo preciso, solo seguendo i piedi. In fondo se si muovevano in una direzione particolare, ci doveva pur essere un motivo.
Era primo pomeriggio, ma il freddo era così intenso che mi sembrava ricoprisse tutto con uno strato biancastro talmento fitto che si sarebbe potuto affettare con un coltello, avrebbero potuto essere le 02.00 come le 06.00…mi sembrava che cose come la cognizione spazio-temporale non mi riguardassero più adesso.
Fu solo dopo un bel po’ che cominciai a rendermi conto che forse stavo sbagliando totalmente strada.
Le case del circondario non mi parevano niente di neanche vagamente familiare ed anche la vegetazione si era fatta più sporadica, solo qualche albero sparso qua e là, quasi per sbaglio.
Non ci misi molto ad accorgermi che anche la concentrazione di esseri umani era di molto diminuita rispetto alle strade inerenti al parco.
In più adesso era davvero freddo.
Mi avvolsi ancora di più la sciarpa attorno al collo e mi guardai per qualche secondo intorno. Se avessi visto anche solo l’ombra di qualcuno, avrei chiesto indicazioni, ma quello sembrava un problema dalla soluzione sempre più difficile.
Avrei camminato un altro po’ e se proprio fossi stata costretta, avrei suonato a qualche porta per farmi dire la strada giusta.
In cuor mio pregai che l’indirizzo che ricordavo vagamente di aver letto nel cartello in fondo alla via quando ero uscita di casa, fosse giusto.
A un certo punto decisi di attraversare e proseguire nella traversa sulla sinistra, giusto per non continuare a camminare sempre dritto.
Era una via lunghissima, costeggiata da enormi palazzoni anonimi e sgangherati.
D’accordo non è che anche dove avessimo casa noi fosse esattamente un quartiere residenziale, ma sicuramente migliore di quello. In ogni caso decisi di continuare a camminare, magari in fondo alla strada avrei trovato la giusta traversa.
Mi sentivo stranamente nervosa però. Non c’era una bella atmosfera, dovevo riconoscerlo.
Faceva molto film d’azione vecchio stampo.
Magari mi sarei trovato nel bel mezzo di una sparatoria per qualche faida di quartiere, quello sì che avrebbe dato una scossa alla mia vita, mi ritrovai a pensare quasi tristemente.
Quasi inconsapevolmente affrettai il passo e mi ritrovai il respiro corto dopo pochi minuti.
Avevo paura?
Nel momento stesso in cui mi posi quella domanda, mi resi conto che sì..avevo paura.
Il cielo aveva cominciato a scurirsi e a quel punto non avrei davvero saputo dire che ore fossero, l’unica cosa che volevo era continuare a camminare per arrivare a una svolta.
Una svolta che non era destino dovesse arrivare.
Ma dipende dai punti di vista perché invece una svolta, ma di tutt’altro tipo e soprattutto completamente inaspettata, arrivò eccome…

“Hai intenzione di arrivare fino al muro e toccarlo con mano per renderti conto che non è un’illusione e solo allora decidere di tornare indietro?”
Mi voltai, presa completamente alla sprovvista e non so onestamente come riuscii a trattenermi dal non gridare con quanto fiato avessi in corpo.
Un ragazzo con un cappellino e un paio di jeans neri se ne stava a qualche metro di distanza, le mani infilate nelle tasche della giacca e un’aria assolutamente tranquilla.
Troppo secco per essere un aggressore, registrò mentalmente il mio cervello.
“Scusami?”
“No dico, hai intenzione..”
“Ho capito cosa hai detto…” lo interruppi
“Ah, allora?” mi chiese, avvicinandosi di qualche passo.
“Allora cosa? Dovrei essere io a chiedertelo!” risposi piccata.
“Puoi pure arrivare in fondo alla strada, io ti aspetto qui e quando ritornerai indietro ti accompagno dove devi andare”
Non sapevo se essere più sconvolta dalla sua affermazione o da quella sua aria così dannatamente serena.
“Ma…” sorrisi “…ci conosciamo per caso?”
Assunse un’aria pensierosa “Non mi pare”
Cominciai a chiedermi se avesse qualche problema e per un istante contemplai l’agghiacciante possibilità di trovarmi di fronte ad uno psicopatico che mi avrebbe fatta a pezzettini e nascosto i resti del mio corpo in un sacco della spazzatura.
“Allora scusami, ma non penso di seguirti”
“Non sei di qui vero?”
Per quanto la parte razionale di me stessa mi stesse urlando di scappare via il più in fretta possibile, mi trovai incapace di muovere un passo se ciò comportava smettere di fissare quel sorriso così pacifico.
Scossi la testa “Credo di essermi persa in effetti”
“Ma non mi dire” alzò gli occhi al cielo prima di ritornare a fissarmi.
“Allora, dove devi andare?”
“Ma perché dovrei dirlo proprio a te? Chi midice che non sei un maniaco?”
Scoppiò a ridere “Ok, ti do ragione. In effetti potrei esserlo, ma se non vieni con me non lo scoprirai mai”
“Ah beh, questo sì che mi conforta davvero”
Tornai a fissare il fondo della strada, sbarrata da un muro sporco e pieno di murales, prima di voltarmi veso di lui.
“Sai il pensiero che tu mi stessi seguendo non mi facilita nel darti la mia fiducia”
“Hey ti ho seguita perché ho capito dove stavi andando e ti assicuro che questo non è il miglior posto al mondo per una ragazza sola e indifesa”
“Ho l’aria dell’indifesa?”
Annuì vigorosamente e poi riprese a sorridere “Totalmente”
“Senza offesa, ma se arrivasse una banda di malintenzionati non credo che riusciresti a fare la differenza…”
“Ok, farò finta di non aver sentito quest’ultima affermazione. Adesso se vuoi seguirmi, ho la macchina posteggiata qua vicino. Ti accompagno dove devi andare e poi potrai ringraziarmi”
Probabilmente ero pazza a seguire un perfetto sconosciuto, per quanto il suo sorriso fosse il più confortante che avessi ma visto, ma presente quando avverti con ogni fibra di te stessa che sei arrivata ad un punto fermo della tua vita? Uno di quei momenti che la segneranno per sempre, che te la faranno sempre pensare come divisa a metà…ciò che c’era prima di quel momento e ciò che c’è stato dopo…ecco. Mi sentii esattamente così. Sapevo che non avrei potuto fare altrimenti, avrei solo potuto avvicinarmi a lui e iniziare a camminargli di fianco.
Non ho mai creduto al destino…l’idea che la mia vita sia già stata scritta e definita mi fa innervosire, ma quel giorno, in un quartiere malfamato di Montreal, ebbi la netta sensazione che qualcuno, da qualche parte, l’avesse fatto.


 
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i'd do anything
» Posted on 1/12/2008, 11:14




Stupido di un pc mica me l'ha segnalato che avevi postato,so chiedo perdono e commento ora...
No tu ora dimmi,VOI DUE MI VOLETE FAR MORIRE????poi dici a me che scrivo cose stupende e tu questo come lo reputi???10+!
 
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AreYouNuts?
» Posted on 1/12/2008, 11:18




Aaaaaa *__* ti amo Lara, grazie mille!!
 
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i'd do anything
» Posted on 1/12/2008, 11:30




Figurati tesoro,dai scrivi pleaaaaaaaaase!
 
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HahaYou'reDead
» Posted on 1/12/2008, 21:02




SIS è UNA COSA MAGNIFICA QUESTA STORIA!

E' Pierre! E' Pierre vero? Ahahah sa di Pierre ma ok non mi rispondere se no mi spoileri la storia!
SCRIVI PRESTO *_* ti amo Sis!
 
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AreYouNuts?
» Posted on 1/12/2008, 21:03




Ahahahahaha non dico niente :D

Ti amo anche io mia adorata <3
 
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AreYouNuts?
» Posted on 2/12/2008, 23:18




Ok allora, fa del tutto schifo me ne rendo conto. Comunque, ecco a voi...spero di non aver deluso nessuna aspettativa :D

Capitolo 5



Mentre camminavamo fianco a fianco mi sentii sprofondare in una sensazione in qualche modo nuova e familiare al tempo stesso.
Non sapevo da cosa dipendesse quella familiarità e quando ci pensai un po’ su mi resi conto che era perché in qualche modo avevo sempre voluto provarla.
Ecco forse perché mi appariva anche così giusta.
Guardavo dritto di fronte a me mentre ripercorrevamo la via a ritroso, quasi timorosa di voltarmi e scoprirlo a fissarmi e rendermi conto di essere incapace di sostenere quegli occhi, quel sorriso, quell’espressione, tutta quella situazione talmente surreale da farmi sembrare la realtà nella quale camminavamo tanto più immaginaria di qualsiasi sogno avessi mai fatto.
“Tutto a posto?” fu lui ad interrompere quel flusso sconclusionato di pensieri e come una stupida mi ritrovai ad annuire timidamente.
“Allora lo accetti il passaggio?”
“Mi pare che a questo punto sia palese”
Voltati, voltati, voltati urlava la vocina nella mia testa in modo così pressante che dopo solo qualche istante la accontentai.
“Bene, sarebbe stato impegnativo seguirti con la macchina fino a dove devi andare” tolse una mano dalla tasca della giacca per stropicciarsi il naso e quando la riabbassò mi sfiorò inavvertitamente.
“E poi dovrei fidarmi di te?” gli chiesi sorridendo incredula, tentando di ignorare la strana sensazione che mi aveva preso allo stomaco.
Si voltò verso di me, esibendo un sorriso genuino “Mi piacerebbe, sì”
“Ok, penso di poterlo fare. Probabilmente ti suonerà del tutto da pazzi, ma mi fido veramente…”
“Non hai alternative migliori” continuò a sorridermi e poi indicò una BMW nera posteggiata a lato del marciapiede.
“Ecco la mia macchina”
Volevo davvero seguire un ragazzo sconosciuto e salire sulla sua macchina dai finestrini oscurati?
Poteva essere la cavolata più grande della mia vita, o anche la scelta migliore che avrei mai potuto fare e a volte è davvero incredibile quanto questi due tratti spesso coincidano…e così fu credo probabilmente quella consapevolezza a farmi voltare verso di lui e sorridergli grata, prima di avvicinarmi dalla parte del passeggero.
“Hey aspetta” mi sorpassò e si precipitò ad aprirmi lo sportello.
“Non sia mai detto che mi comporti da maleducato con una signora”
Lo lasciai fare, spostandomi di lato e poi entrai in macchina, vagamente stordita.
Quella giornata era stata la più frastornante di tutta la mia intera vita.
“Allora…destinazione?” esclamò dopo che si fu messo la cintura ed ebbe acceso il motore.
Tutto, anche la sua voce adesso, contribuiva a farmi sentire così…strana credo sia l’aggettivo più azzeccato. A mio agio sì, ma non troppo nello stesso tempo..non fuori luogo, anzi..completamente a casa, ma..cos’era? Timidezza? Forse un po’…imbarazzo? Probabile. Ma non solo. No, qualcos’altro, qualcosa di infinitamente troppo prematuro e proprio per quel motivo ancora assolutamente indecifrato.
“Avenue Henri-Julien” gli risposi portandomi un ciuffo di capelli, sfuggito alla mia già precaria treccia, dietro l’orecchio sinistro.
“Caspita, ne hai fatta di strada” esclamò lui azionando la manopola del riscaldamento e in quell’esatto istante i nostri occhi si incontrarono per l’ennesima volta, ma fu come se fosse la prima.
Aveva gli occhi più espressivi che avessi mai visto…e mentre cercavo di mantenere un ritmo costante ai battiti del mio cuore, mi resi conto che quegli occhi li conoscevo…li avevo già visti milioni di altre volte, anche se dalla superficie stropicciata e ormai quasi del tutto consunta di un poster appeso nell’armadietto di Casey, la ragazza insieme alla quale lavoravo in un diner ad Augusta.
“Ti prego non prendermi per pazza” risi scuotendo la testa “Più di quanto già non mi consideri” aggiunsi, guardandolo in viso un’ultima volta per accertarmi che fosse proprio lui.
Si mise a ridere “Non preoccuparti, ho un’alta considerazione per i pazzi”
“Beh…c’è per caso una vaga possibilità che tu possa per esempio suonare nei Simple Plan?”
Notai la sua aria divertita e non riuscii a capire se avessi fatto centro o se si stesse semplicemente divertendo a prendermi in giro.
“Beh…” fece dopo un po’ “…diciamo che potrebbe. Non ti piacciono?”
“No no..sono ok…credo. Sinceramente non li conosco molto bene, ma la mia amica..lei è pazza per loro. E aveva questo mega poster appeso nel suo armadietto al lavoro e ogni mattina ci passava davanti e disegnava dei cuoricini attorno al bassista, credo che fosse…”
Alzai lo sguardo verso di lui e lo trovai a fissarmi sorridente “Oh…” riuscii a dire.
“E’ carina la tua amica?” rise.
“E’ fidanzata” non potei trattenere una risata mentre lo guardavo.
Casey non ci avrebbe mai e poi mai creduto, nemmeno se avessi messo tutto su cassetta e gliel’avessi fatto vedere.
Tornò a guardare la strada, il sorriso perenne, ormai credevo fosse un tratto fisso nel suo volto, e la mano che ogni tanto andava sul cambio, morbida, leggera…immaginai quelle dita sfiorare delicatamente le corde di un basso e non potei trattenere un brivido.
“David vero?” chiesi, accorgendomi all’istante di non riuscire a staccargli gli occhi di dosso, nemmeno per guardare le luci di una Montreal sempre più splendente mano a mano che il cielo si tingeva di blu cobalto.
“Bingo” poi aggiunse “Ne hai detto uno a caso, vero?”
“Non proprio..cioè sì ho tirato a caso, ma conosco solo due nomi della vostra band e qualcosa mi diceva che non potevi essere Pierre..si chiama così?”
Rise di gusto stavolta “Sì Pierre..in effetti non ho la faccia da Pierre..” e si specchiò per una frazione di secondo nello specchietto retrovisore.
“Sei una fotografa?” mi chiese poi.
Il suo sguardo si era spostato sulla Canon che portavo a tracolla e di cui si intravedeva la fascia sopra al cappotto.
“No…sono un niente. Non ho lavoro, ma mi piacciono le fotografie”
“Ah..non ci credo che sei un niente, non puoi esserlo.”
“E cosa te lo fa pensare?”
“Non lo so, qualcosa. Non sembri il tipo da niente.”
“Per prenderlo come un complimento dovrei prima capire come sono i tipi da niente”
Rise e scosse la testa “Tanto per cominciare, una tipa da niente non se ne sarebbe andata a passeggiare completamente sola. In genere si spostano in branco, probabilmente perché con il rumore delle loro chacchiere senza senso riescono a fare finta che il silenzio nelle loro teste non esista”
“Già, ne conosco qualcuna così”
“E comunque, scommetto che con le foto ci sai davvero fare.”
Mi sorrise ancora, mentre frenava dolcemente ed io alzavo lo sguardo per accorgermi che eravamo in “Avenue Henri-Julien”.
Di già mi ritrovai a pensare del tutto senza presa di coscienza.
“Beh, grazie del passaggio David” mi slacciai la cintura “Se un giorno diventerò una fotografa affermata…”
Mi bloccai con la frase ferma a metà. Mi ero del tutto scordata di essere in macchina con una rockstar famosa a livello mondiale, non potevo certo dirgli che un giorno mi sarei ricordata di lui. Un solo millesimo della sua fama non potevo fare altro che sognarla.
Ma lui sorrise in un modo così straordinario “…ti ricorderai di me?” finii la frase per me.
Ed io confusa non potei fare altro che annuire “Lo farò…” aggiunsi poi.
 
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i'd do anything
» Posted on 2/12/2008, 23:36




Ecco lo sapevo che era lui,solo lui può dire o fare certe cose,sono proprio in stile Desrosiers,ma come lo descrivi e lo hai posto in questa storia ce lo vedo benissimo...Dolce e simpatico,non troppo invadente,si mi piace di brutto!
 
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AreYouNuts?
» Posted on 2/12/2008, 23:45




Awww grazie mille Lara! Ero molto sfiduciata riguardo a questo capitolo ç__ç
 
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i'd do anything
» Posted on 2/12/2008, 23:47




Ma che Ely non devi è stupendo così com'è davvero!
 
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la TORMENTATA
» Posted on 22/12/2008, 20:29




ma che belllllllllaaaaaa **
ma scrivi divinamenteeeeee bravissima
 
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AreYouNuts?
» Posted on 27/12/2008, 19:59




Grazieeeeee :D


Allora scusate se questo fa pena e non succede niente ma è, come dire, di transizione


Capitolo 6



“Mad, ricordati che ci vediamo qui subito dopo pranzo, capito?”
Alzai lo sguardo dagli obiettivi che stavo analizzando e lo fissai su Charlie.
“Cazzo Parker, è la 45esima volta che me lo ripeti. Se non l’avessi ancora capito ci sarebbe da preoccuparsi…”
“Stupida” e scosse la testa, prima di scompigliarmi affettuosamente i capelli.
“Vado a mangiare qualcosa, tu cosa fai per pranzo?”
“Ah no, mi arrangio. Non preoccuparti tanto neanche ho appetito”
mi guardò con un’aria preoccupata che mi fece sorridere.
“Ok ok, ti prometto che scendo al diner all’angolo a prendere un hamburger..contento?”
Si aprì in un sorriso “Molto”
“Bene, adesso fammi finire di sistemare qua altrimenti non sarò pronta per il grande photoshoot dell’anno” enfatizzai le ultime parole e risi divertita dal mio stesso tono.
Charlie alzò gli occhi al cielo e sbuffò “Ah lo so, è una gran seccatura. Ma pensa che dopo questo ce ne andiamo in vacanza per due settimane!”
“Beh le vacanze sono un’ottima prospettiva se hai qualcuno con cui passarle. Vuoi sapere quello che farò io durante queste vacanze?”
Mi guardò, incrociando le braccia al petto.
“Beh, i miei programmi consistono in guardarmi tutti i dvd possibili immaginabili di tutti i film natalizi più strappalacrime che tu riesca ad immaginare e non uscire mai dal mio bellissimo, minuscolissimo appartamento. Fine. Buon Natale, Parker.”
“Ah, Madison, Madison…questo è completamente sbagliato! Voglio dire..guardati! Sei una fotografa affermata, hai talento, hai senso dell’umorismo te lo concedo, vivi a Montreal e tutto quello che riesci a fare durante le vacanze natalizie è startene rintanata in quel buco che ti sei scelta per appartamento, chiudendo i contatti col resto del mondo?”
Lo guardai per un secondo allibita.
“Grazie per la tua revisione. Era, devo dire, molto azzeccata.”
“So che dovrei farmi gli affari miei, ma…hai mai pensato seriamente a trovarti un ragazzo? L’intero ufficio stampa ti muore dietro, oh e hai presente Travis? Il ragazzo dei cappuccini?”
Continuai a guardarlo con occhio critico senza proferire parola. “Beh insomma mi ha chiesto se fossi libera.”
“Parker. Non ho intenzione di uscire con il ragazzo dei cappuccini.”
“Non è questo che sto dicendo! Intendo dire che devi smetterla con i melodrammi! Ce l’hai fatta, hai tutto quello che potresti desiderare. Cosa ne dici adesso di aprire le porte all’amore? Così finalmente potresti avere una ragione per essere melodrammatica…insomma cuori infranti, pianti, e tutta quella roba lì. Vivi, Madison!” mi venne vicino e mi scosse affettuosamente per le spalle.
Scossi la testa “Ok, se non conoscessi la tua ragazza, potrei giurare che tu sia gay.”
“Hai almeno prestato attenzione ad una singola cosa che ho detto?”
mi lasciò andare le spalle mentre io sorridevo “Sinceramente Charlie. L’amore non è roba per me.”
“Come vuoi, ma sappi che non mi arrendo.” Mi puntò un dito contro prima di allontanarsi e scomparire oltre la porta dello studio.
Beh, lui poteva anche non arrendersi ma io l’avevo fatto da tempo. O meglio..ci si può arrendere a qualcosa che forse non hai mai nemmeno desiderato?
Finito il tempo del liceo e delle cotte adolescenziali mi era stato chiaro che l’amore e tutti i suoi maledetti affini non erano cose a me particolarmente care. Doveva per forza essere un problema? Non importava con quanto zelo Charlie cercasse di vedermi felicemente fidanzata, a me andava davvero bene così. Felice lo ero lo stesso, anche senza essere legata a qualcuno.

Era passato praticamente un anno da che me n’ero scappata da Augusta, da che ero una ragazzina senza arte ne parte, con solo grandi sogni e tanta, tanta determinazione.
Beh può sembrare anche banale e scontata come frase da dire, ma quei sogni e quella determinazione mi avevano portato in alto, molto più di quanto avessi mai osato sperare.
Per cui è vero che se vuoi qualcosa, just go and grab it, perché non ci sarà nessuno a porgertela su un piatto d’argento e comunque il fatto che tu ci sia riuscito da solo, non farà altro che dare ancora più valore ad ogni singolo giorno del tuo futuro.
Adesso lavoravo per Rockstar, una rivista di musica e la quasi totalità delle foto che poteva vantare, erano state scattate dalla sottoscritta.
Quando c’era qualche band da intervistare, in genere Mr. Whitaker mandava me e Charlie a scattare le foto e così durante tutto quell’anno era diventato una specie di migliore amico tremendamente buffo e irrimediabilmente innamorato di qualcuno. 37 era il numero delle ragazze della sua vita che gli avevo visto passare accanto.
“Questa è quella giusta” era la sua frase, a cui io immancabilmente rispondevo con un sospiro sconsolato ed uno sguardo al cielo. Stavolta con Kelly sembrava durare..per lo meno un mese era passato senza danni troppo evidenti.
Con il suo aiuto avevo trovato un appartamento in un attico nel centro di Montreal, a soli due passi dal giornale, e avevo salutato, seppur un pochino a malincuore, Tom e gli altri che nell’ultimo periodo erano tutti presi dai pezzi che avevano cominciato a buttare giù.
Non erano male per niente, ed ero sicura che prima o poi avrebbero sfondato. Sempre se l’ instabilità di Tom non l’avesse deciso che anche quel progetto fosse da accantonare e l’avesse deciso a cercare altro, d’altronde era tipico di lui cambiare idea con una relativa frequenza.
Mi avevano accompagnata tutti quanti nel mio nuovo appartamentino e mi avevano anche aiutato a ridipingere le pareti i giorni seguenti, dopo di ciò ci eravamo quasi completamente persi di vista.
Durante tutto quell’anno la mia vita aveva iniziato lentamente a prendere un ritmo costante, e da spiantata free-lance ero diventata fotografa ufficiale della rivista, ritrovandomi all’improvviso con un sacco di soldi e con una relativa quanto, almeno per me, inspiegabile fama.
“E’ tutto a posto Madison?” la voce del capo arrivò così inaspettata che quasi mi spaventò.
“La band sarà qui fra venti minuti”
“Tutto a posto, Lawrence. Ho un paio di nuovi obiettivi che non vedo l’ora di provare” battei una mano sulla scatola che stringevo e sorrisi.
“Bene, questo servizio è per il paginone centrale, mi aspetto che ne sia all’altezza” sorrise di rimando amichevolmente, ma non era difficile scorgervi dietro il velatissimo avvertimento.
“Nessun problema, varrà anche la copertina” gli voltai le spalle e posai la scatola su un ripiano.
Dopotutto, stava cominciando a venirmi fame. Il diner all’angolo non sembrava più una cosa così tremenda.
“Scendo al diner a mangiare un panino. Tra dieci minuti sono qui…avete bisogno di qualcosa?” gridai alla massa di persone che sfaccendavano nello studio.
10 persone mi gridarono di rimando le loro ordinazioni.
Sperando di ricordarmele tutte e con un sospiro mi precipitai nel freddo dell’inverno di Montreal.
 
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i'd do anything
» Posted on 27/12/2008, 21:55




ely tesoro ho letto solo una parte devo sloggiare dal pc domani finisco e te lo commento per bene...scusami ti adoro
 
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i'd do anything
» Posted on 28/12/2008, 03:09




finitooooooooo...ah che bello che bello le cose si stanno facendo più interessanti e io non vedo l'ora di leggere chi sarà questo gruppo ma soprattutto che combinerà la nostra adorata fotografa...un bella lampadata in testa a quei cinque ci sta bene si sa mai che i neuroni tornino a vivere auhauhauahuah ok basta battuta schifosa delle tre del mattino!
 
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28 replies since 23/11/2008, 01:05   381 views
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