Ok è probabile vi annoierete a leggerlo perchè non c'è ancora Pierre o un altro SP ma prometto che arriveranno prestissimo!
Allora ultima cosa, siccome amo il senso di realtà che dovrebbe avere una storia, ci sono delle frasi in francese ahah nel caso mi chiedete e vi dico cosa vogliano dire!
Capitolo 4Nonostante facesse davvero freddo a Febbraio a Manhattan, non era niente di paragonabile a quello di Montreal.
La neve era ammassata, nera e ghiacciata, ai lati delle strade, e di gente a piedi, forse per l'ora, non ce ne era neanche l'ombra.
La strada facile da prendere una volta arrivata in città, era quella che portava dritta alla casa di una zia di cui ricordavo a stento il volto da quando era venuta a trovarci a Lawrence, ma quella più difficile, quella che presi io, portava all'agenzia immobiliare che avevo trovato su un giornale durante una sosta per fare rifornimento.
Del resto come disse una volta Robert Frost, "
I took the road less traveled, and it made all the difference".
Non mi servì chiedere indicazioni, e non perchè il mio senso dell'orientamento fosse perfetto, cosa che non era affatto, ma perchè a volte, il destino ti prende davvero per il polso e ti dirige dove devi andare e diciamo che il destino, quella particolare volta, si era presentato con le sembianze di un uomo grasso con una tuta arancione che grattava via il ghiaccio dalla strada creando una deviazione che mi portò direttamente di fronte a "La Maison De Vos Rêves ".
Scesi dalla macchina chiudendomi la giacca così stretta da non respirare quasi, e infilai il berretto in testa fin quasi a non vederci.
Cercai di mantenere l'equilibrio sull'asfalto ghiacciato nonostante i tacchi e il modo in cui mi guardò uno vecchietto, mi bastò a capire che dovevo avere un'aria molto più che disperata.
Il campanello attaccato in cima alla porta a vetri suonò annunciando il mio ingresso e la signora sulla quarantina seduta dietro il bancone nell'ingresso, mi sorrise.
Doveva essere evidentemente vero quello che si diceva sull'essere incredibilmente gentile degi canadesi.
La stanza era piena di un'aria calda e piacevole e mi sedetti su una delle poltroncine rosse più lontane dalla porta aspettando il mio turno.
Dopo quasi mezz'ora, una donna sulla trentina, alta,magra e bionda, uscì da uno dei piccoli uffici con un grosso pacco di carte in mano che depositò sul bancone della signora gentile di cui ignoravo il nome.
Non disse nulla neppure a lei.
"Mai-je vous aider?", mi chiese la bionda.
Mi alzai sfilandomi i guanti e le porsi la mano.
"Parlez-vous anglais?".
Lei sorrise e annuì guidandomi verso il suo studio.
"Da dove vieni?".
"Manhattan. Upper East Side".
"Non ci sono mai stata, ma l'ho vista in TV quella zona".
"Gossip Girl?".
"Si".
Sorrise ancora e poi prese un grosso quaderno ad anelli con la copertina grigiastra.
"Allora. Cosa stai cercando?".
"Non ho dove andare, ma posso risolvere con un albergo per un pò, però sto cercando un appartamento, non necessariamente in centro città o vicino, soltanto economico, riscaldato e magari senza accoltellatori come vicini".
Questa volta rise completamente portandosi una ciocca dei lunghi capelli dietro l'orecchio.
"Non preoccuparti. Nessun vicino accoltellatore".
"Bene".
Abbassò la testa sulle pagine plastificate del quaderno ad anelli e restò in silenzio mentre scorreva rapidamente lo sguardo su e giù.
Dopo quella che mi sembrò un'eternità, rialzò il viso.
"Trovata e sei fortunata! E' libero da tre giorni e non è neanche troppo lontana dal centro.Vieux-Montréal.600$. Una stanza, cucina,bagno e piccolo soggiorno. Credi possa andare? In realtà è più una specie di Loft diciamo".
"Credo sia perfetta".
Se avevo lavorato per tre anni in svariati posti, e avevo accuratamente risparmiato, c'era un motivo.
Quel motivo.
"Posso fartela vedere adesso se vuoi. Se non hai impegni".
"Sono appena arrivata. Quindi non ho impegni".
"Bene. Prendo le chiavi e possiamo andiamo. Mi segui in macchina?".
Ogni giorno che avevo vissuto fino a quel momento, fu come trovare un senso mentre uscivo dall'agenzia seguendola e sapendo che mi stava portando dove sentivo di appartenere.
E' pressochè assurdo, il tempo che ti ci vuole a capire di essere nel posto giusto.
Non è come quando sai di essere in quello sbagliato.
Per quello ti ci vuole un periodo ragionevolmente lungo per scoprire che tutto sembra esserti opprimente e privo di libertà e di sogni e di quell'essenza che, per quanto la tua vita faccia schifo, ti fa trovare come tirare avanti nella speranza che si, il giorno in cui tutto quello schifo finirà, è proprio dietro l'angolo che aspetta di essere raggiunto e vissuto fino in fondo.
No, è il giro di un secondo in cui ti guardi attorno e capisci che da lì non ti muoverai perchè senti che camminando per quel luogo, la speranza e in un certo senso anche la felicità, ti entrano dentro.
Così, mentre salivo gli scalini che portavano alla porta d'ingresso del palazzo, mi voltai a guardare il cielo serale tinto di rosso e le nuvole che ne stemperavano l'amarezza, e sorrisi, per la prima volta, certa di non essere in nessun posto sbagliato.
Di essere esattamente dove avevo cercato, così disperatamente, di arrivare per tutta una vita.
Ok,ammetto di aver barato con la casa perchè è
questa e sta 2600$ e non 600$ ahahah ma comunque! Sono dettagli ahahah